Possibile polverizzare gli accumuli di calcio con gli ultrasuoni
Se sulle pareti delle coronarie o sui lembi delle valvole cardiache si deposita troppo calcio il rischio di incorrere in un infarto aumenta del 20%; inoltre aumentano le probabilità di soffrire di insufficienza cardiaca nel corso della vita. È l'allarme lanciato dagli esperti della Società Italiana di Cardiologia Invasiva (GISE) durante il congresso EuroPCR 2022, in corso a Parigi fino al 20 maggio. "La calcificazione delle coronarie e delle valvole cardiache è un riscontro comune all'aumentare dell'età", spiega il presidente GISE Giovanni Esposito. "L'irrigidimento indotto dal calcio è molto pericoloso, perché pregiudica la corretta funzione di vasi e valvole; se, tuttavia, si verifica la presenza di calcificazioni coronariche ampie, queste oggi possono essere trattate in un numero sempre maggiore di pazienti con la litotrissia intravascolare, restituendo elasticità ai vasi e riducendo il rischio di infarti e insufficienza cardiaca".
La litotrissia intravascolare è una tecnica che utilizza le onde d'urto degli ultrasuoni per spezzettare gli accumuli di calcio. È approvata nel nostro Paese dal 2017 e costituisce l'applicazione sui vasi arteriosi della strategia utilizzata per polverizzare i calcoli renali. "La pressione creata dalle onde d'urto non ha effetti sui tessuti ma spezzetta selettivamente il calcio, che resta fra due strati di tessuto fibroso", continua Esposito. Ciò riduce la rigidità dell'arteria e consente di inserire uno stent che mantenga aperto il vaso sanguigno.
L'intervento, inoltre, da qualche tempo viene eseguito anche in pazienti anziani in cui deve essere sostituita, con procedura mini-invasiva, una valvola cardiaca calcificata: "Se le arterie periferiche da cui si deve passare sono calcificate, il passaggio dell'ampio catetere con la valvola può diventare impossibile: la litotrissia può risolvere questi casi, eliminando la rigidità e gli ostacoli", conclude Esposito.
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